a partire dai 5 anni
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L’Aikido è un’arte marziale giapponese di difesa fondata sui principi della non violenza e della non competitività. Diversamente da quanto accade in altre arti marziali, che sono soprattutto arti offensive, le tecniche dell’aikido mirano ad assorbire l’attacco dell’avversario piuttosto che a contrastarlo, e poi ad utilizzare l’energia dell’attacco stesso per sbilanciare l’avversario e concludere il confronto a proprio vantaggio, senza tuttavia provocare danni permanenti.
I genitori si trovano spesso in difficoltà ad insegnare ai loro figli a non essere violenti, quando la violenza è una presenza costante in televisione, al cinema e nei videogames. Essi capiscono che i più giovani hanno bisogno di sentirsi sicuri e di poter affermare la loro personalità, e tuttavia vorrebbero scoraggiarli dall’essere inutilmente aggressivi. Tutti questi dubbi trovano spesso una risposta nelle arti marziali.
In contrasto con l’idea trasmessa dai molti film sulle arti marziali, la pratica delle vere arti marziali tradizionali insegna la non aggressione e il rispetto per gli altri, e aiuta i praticanti a trovare sicurezza in se stessi e ad accrescere la propria autostima. I bambini che studiano le arti marziali con serietà, raramente si lasciano coinvolgere in litigi o zuffe, sviluppano un maggior rispetto per l’autorità e hanno più autodisciplina dei bambini che non seguono nessuna attività strutturata e non hanno modelli positivi da cui prendere esempio.
L’aikido, oltre a presentare i vantaggi di tutte le arti marziali, piace a quei genitori che trovano le altre discipline troppo centrate sull’offesa e quindi troppo aggressive. Le altre arti marziali sono appropriate per affrontare una vera zuffa, ma non prevedono tecniche per risolvere situazioni meno gravi, come per esempio le minacce di un bulletto nel cortile della scuola. Nessun’altra arte marziale si basa come l’aikido sul principio dell’utilizzo della minima forza necessaria.
Molti giovani spesso abbandonano le discipline che insistono eccessivamente sulla competizione. Nell’aikido non c’è competizione; al contrario, la pratica deve essere collaborativa. Gli studenti imparano infatti a prendersi cura dei compagni perchè vogliono che i compagni si prendano cura di loro. I più grandi di età, o i più avanzati nella pratica, si occupano dei più giovani o dei nuovi arrivati, e tutti collaborano tra loro, perché tutti capiscono che non si può progredire nello studio dell’aikido senza l’aiuto dei compagni. E perché l’aikido si pratica “con” i compagni, non è possibile praticarlo “contro” di essi. Perciò, per migliorare nell’aikido, si deve contemporaneamente aiutare il proprio compagno a migliorare.
Nell’aikido, tuttavia, l’aspetto dell’autodifesa costituisce solo una parte dell’allenamento. Lo scopo principale della pratica è l’integrazione mente-corpo, e attraverso di essa i bambini imparano a sviluppare grande sensibilità nei confronti del loro corpo per mezzo dei molti movimenti che si trovano a compiere. È risaputo che i bambini con problemi di apprendimento o con handicap fisici trovano grande giovamento nella pratica dell’aikido, che in questi casi viene spesso consigliata dai medici o dagli insegnanti di sostegno.
In generale, la pratica dell’aikido sembra particolarmente gradita dai bambini e dai ragazzi con la mente più aperta, in grado di apprezzare la complessità di questa arte marziale in confronto ai modelli pseudo marziali proposti dalla televisione.
Infine, una parte importante dell’allenamento dei più giovani è dedicata ai giochi di movimento che mentre regalano ai bambini momenti di autentico divertimento, li aiutano a sviluppare la concentrazione, a favorire l’agilità corporea e a rinforzare il movimento circolare del corpo che è alla base della pratica dell’aikido.